Il CUN approva un documento sulle emergenze dell'Università italiana

Tra i temi principali il finanziamento del sistema universitario e la formazione.

Il CUN, nella seduta del 29 e 30 gennaio 2013, ha approvato all'unanimità un importante documento (allegato) sulle emergenze del sistema universitario, affrontando le seguenti tematiche:

Il CUN, nella seduta del 29 e 30 gennaio 2013, ha approvato all'unanimità un importante documento (allegato) sulle emergenze del sistema universitario, affrontando le seguenti tematiche:

- il finanziamento del sistema universitario
- la formazione universitaria
- la formazione post-laurea
- il reclutamento del personale universitario
- il finanziamento della ricerca
- la valutazione di ricerca e didattica
- l'accessibilità e trasparenza dei dati
- un'autonomia con confini e spazi da ridefinire

Il Consiglio Universitario Nazionale ritiene che tali emergenze possano
portare a una crisi irreversibile, in conseguenza della quale gli Atenei
non saranno più in condizione di assolvere i propri compiti istituzionali,
di procedere alla formazione delle giovani generazioni, di promuovere la
ricerca scientifica e di contribuire al contempo allo sviluppo e alla
diffusione della cultura, valore costituzionalmente elevato a principio
fondamentale della nostra Repubblica.

Nella giornata del 29 gennaio si sono svolti gli scrutini delle elezioni
per il rinnovo parziale del CUN che hanno visto l'ottimo risultato dei
candidati sostenuti dalla FLC CGIL.

La prossima riunione è prevista per i giorni 12 e 13 febbraio 2013.

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50.000 iscritti in meno all'Università. Pantaleo: il dato fa paura

*Comunicato stampa di Domenico Pantaleo, Segretario generale della
Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL*

31/01/2013 - tratto da:
http://www.flcgil.it/comunicati-stampa/flc/50-000-iscritti-in-meno-all-universita-pantaleo-il-dato-fa-paura.flc

Nell'ultimo decennio si sono accompagnati tagli violenti all'Università, il
definanziamento del diritto allo studio, che ha prodotto lo scandalo degli
studenti idonei non vincitori di borsa di studio per insufficienza di
fondi, e una squalificazione del tessuto produttivo che sempre meno domanda
e accoglie alte qualifiche. In Italia studiare è sempre più costoso e
difficilmente accessibile. E in più studiare non paga. Il numero di
laureati disoccupati è analogo a quello dei coetanei diplomati, perché il
nostro tessuto produttivo non è in grado di assorbirli e valorizzarli, e
dilaga la precarietà. A ciò si sono aggiunte le dichiarazioni di Ministri
che hanno invitato i giovani ad accettare qualsiasi lavoro e hanno avallato
l'idea che non è necessario studiare. "Non siate choosy" era l'appello
rivolto ai giovani solo pochi mesi fa dal Ministro Fornero.

I risultati di tutto questo sono racchiusi nella cifra denunciata oggi dal
CUN: negli ultimi 10 anni, in controtendenza rispetto ad un trend di lungo
periodo precedente, calano le immatricolazioni all'Università.

È un dato preoccupante, che racconta di opportunità negate ai giovani e al
Paese, da la misura del rischio di impoverimento culturale del nostro
Paese. Un Paese che non investe sulla conoscenza, sulla ricerca, sulla
scuola, che non scommette sull'allargamento dell'accesso all'Istruzione è
un Paese che non si da una cha*nce.
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Università, 50mila iscritti in meno

*Come fosse scomparsa la Statale di Milano Tratto da *La Repubblica, *31 gennaio 2013

E' quanto registra un documento del Consiglio Universitario Nazionale,
assieme al calo dei docenti: -22% rispetto al 2006. Ma è allarme anche sui
finanziamenti: stabile e calibrato sull'inflazione fino al 2009, il Fondo
di finanziamento ordinario è sceso poi del 5% su base annua. "Su queste
basi moltissime università a rischio dissesto"

ROMA - Allarme per l'università italiana. In dieci anni gli immatricolati
sono scesi da 338.482 (anno accademico 2003-2004) a 280.144 (2011-2012),
con un calo di 58.000 studenti (-17%). E' come se in un decennio fosse
scomparso un intero ateneo di grandi dimensioni, ad esempio la Statale di
Milano. Si riduce anche il numero dei professori: in sei anni (2006-2012)
il calo è del 22%.

E' quanto emerge da un documento del Cun (Consiglio Universitario
Nazionale), che segnala inoltre come dal 2001 al 2009 il Fondo di
finanziamento ordinario (Ffo), calcolato in termini reali aggiustati
sull'inflazione, sia rimasto quasi stabile per poi scendere del 5% ogni
anno, con un calo complessivo che per il 2013 si annuncia prossimo al 20%.
"Su queste basi e in assenza di un qualsiasi piano pluriennale di
finanziamento moltissime università, a rischio di dissesto - denuncia il
Cun - non possono programmare la didattica né le capacità di ricerca".

Sotto media Ocse per numero di laureati. Quanto a laureati, l'Italia è
largamente al di sotto della media Ocse: 34mo posto su 36 Paesi. Solo il
19% dei 30-34enni ha una laurea, contro una media europea del 30%. Il 33,6
% degli iscritti, infine, è fuori corso mentre il 17,3% non fa esami.

Meno borse di studio. Il numero dei laureati nel nostro Paese è destinato a
calare ancora anche perché, negli ultimi 3 anni, il fondo nazionale per
finanziare le borse di studio è stato ridotto. Nel 2009 i fondi nazionali
coprivano l'84% degli studenti aventi diritto, nel 2011 il 75%.

Eliminati più di mille corsi di laurea. In sei anni sono stati eliminati
1.195 corsi di laurea. Quest'anno sono scomparsi 84 corsi triennali e 28
corsi specialistici/magistrali. Se questa riduzione è stata inizialmente
dovuta ad azioni di razionalizzazione, ora dipende invece in larghissima
misura - si fa notare - alla pesante riduzione del personale docente.

Dottorati sotto media Ue. Rispetto alla media Ue, in Italia abbiamo 6.000
dottorandi in meno che si iscrivono ai corsi di dottorato. L'attuazione
della riforma del dottorato di ricerca prevista dalla riforma Gelmini è
ancora al palo e il 50% dei laureati segue i corsi di dottorato senza borsa
di studio.

Rapporto docenti/studenti. Detto che del calo dei prof del 22% in sei anni,
nei prossimi 3 anni si prevede un ulteriore calo. Contro una media Ocse di
15,5 studenti per docente, in Italia la media è di 18,7. Pur considerando
il calo di immatricolazioni, il rapporto docenti/studenti è destinato a
divaricarsi ancora per una continua emorragia di professori che non vengono
più assunti. Il calo è anche dovuto alla forte limitazione imposta ai
contratti di insegnamento che ciascun ateneo può stipulare.

Attrezzature obsolete. A forte rischio obsolescenza le attrezzature dei
laboratori per la decurtazione dei fondi: anche i finanziamenti Prin, cioè
i fondi destinati alla ricerca libera di base per le università e il Cnr,
subiscono tagli costanti: si è passati da una media di 50 milioni all'anno
ai 13 milioni per il 2012. Infatti dai 100 milioni assegnati nel 2008-2009
a progetti biennali si è passati a 170 milioni per il biennio 2010-2011 ma
per progetti triennali, per giungere a meno di 40 milioni nel 2012, sempre
per progetti triennali.

Andrea Lenzi, presidente del Cun, parla di "costante, progressiva e
irrazionale" riduzione delle risorse finanziarie e umane destinate al
sistema universitario che "ne lede irrimediabilmente la capacità di
svolgere le sue funzioni di base, di formazione e ricerca". "In questo
momento - prosegue Lenzi - qualcuno potrebbe chiedersi perché, in questa
fase storica, un Paese in profonda crisi finanziaria e sociale debba
preoccuparsi a investire nell'alta formazione delle future generazioni
quando altri tipi di investimenti potrebbero dare risultati nel breve
termine. Come cittadino e ricercatore rispondo che l'Università crea
conoscenza diffusa e capacità di sapere critico per i giovani, è l'unica
istituzione pubblica che crea le competenze per la classe dirigente di un
Paese democratico, moderno ed evoluto ed è l'unica palestra che mette in
evidenza le vocazioni e le eccellenze indispensabili alla competizione
scientifica globale. L'Università è l'unica istituzione in cui si sviluppa
un'osmosi per un'imprenditoria di alto profilo e produce anche competenze
indispensabili per una pubblica amministrazione adeguata al terzo
millennio".

Per Lenzi, la ricerca scientifica "è l'unico motore universalmente
riconosciuto per l'innovazione e lo sviluppo, tanto che il resto del mondo
sta investendo in ricerca nonostante il periodo di profonda crisi". "Sono
necessarie sia la ricerca applicata, in grado di attivare una fattiva
sinergia con l'imprenditoria con cui far nascere e crescere le migliori
esperienze, sia - conclude - la ricerca di base sorgente che, da oltre un
millennio, ha permesso quegli scatti innovativi che hanno fatto dell'Italia
una delle nazioni di punta nelle scoperte in ogni campo".

31/01/2013 - tratto da:
http://www.flcgil.it/universita/il-cun-approva-un-documento-sulle-emergenze-dell-universita-italiana.flc